Infermieri e Turno Europeo

Infermieri e Turno Europeo

Infermieri e Turno Europeo.

Con l’anno appena concluso anche la realtà sanitaria provinciale ha dovuto fare i conti con un cambiamento radicale per quanto concerne l’organizzazione del lavoro dei professionisti sanitari, ovvero l’adozione della normativa europea, la legge 66 del 2003, e la legge nazionale 161 del 2014, che hanno comportato nuovi assetti di orari e turni. Un cambia    mento che ha investito ovviamente anche il personale infermieristico dvvvvcelle aziende sanitarie pubbliche oltre che di quelle private. Per esempio i turni degli infermieri devono rispettare undici ore di stacco fra un turno e l’altro. Ma il cosidetto “turno europeo”, che di fatto ha abolito il sistema “mattina-notte” diluendo il lavoro su tre o più giorni e riducendo i riposi, sembra finora avere provocato più disagi che agi. Proprio su tale tema è intervenuto il Collegio Ipasvi di Rovigo.
“L’adozione di un simile modello – afferma il presidente Marco Contro – rappresentacccc una scelta organizzativa che non si pone eticamente in contrasto con le norme deontologiche o il profilo professionale, purché però si disponga delle risorse necessarie e si adotti un adeguato modello assistenziale. A livello sia nazionale che locale sarebbe stato sicuramente più adeguato approntare preventivamente le risorse umane necessarie, anziché correre ai ripari in corso d’opera, mediante soluzioni adottate per tamponare le criticità del momento, con l’ostacolo perenne dei vincoli di spesa. Eticamente e professionalmente ritengo doveroso che le pubbliche amministrazioni si attivino per trovare una soluzione a queste carenze, che saranno monitorate nel medio periodo”.

 

“La situazione emersa con l’applicazione delle norme europee – spiega il segretario Denis Piombo – non fa altro che confermare quanto, come rappresentanti della categoria, diciamo da anni; mancano infermieri, a Rovigo, come nelle altre realtà venete. Purtroppo i primi a risentire di una gestione carente di risorse siamo sempre noi infermieri. Riprendendo una recente dichiarazione della presidente nazionale Ipasvi, Barbara Mangiacavalli, non si può immaginare un utilizzo “improprio” dei professionisti per far fronte sempre alle carenze. Con la “scusa” che il personale non c’è e utilizzando come un’arma impropria norme deontologiche scritte per le emergenze e la tutela degli assistiti, si utilizzano professionisti per funzioni inferiori a quelle previste dal loro livello contrattuale, rendendo questa pratica non una soluzione per l’emergenza, ma un’abitudine. Spiace poi constatare che chi governa la sanità si trova sempre impreparato di fronte ai cambiamenti. La legge 161 del 2014 permetteva alle aziende di derogare quanto previsto dalle norme europee. Pochi sanno che tale legge aveva una scadenza. Dal 25 novembre scorso, infatti non è più possibile derogare e le aziende, quelle non in linea con la legge 66 del 2003, hanno dovuto correre ai ripari. Nell’Ulss 18 I turni europei sono stati apllicati in quasi tutte le unità operative dallo scorso anno. Alcuni anni prima, era partita anche una sperimentazione su reparti scelti. Sperimentazione che aveva lo scopo di fornire indicazioni future utili ma dalla quale si è ricavato poco o nulla in termini di esiti. Nell’Ulss 19, invece, l’applicazione è avvenuta dal 25 novembre. Sono state diverse le segnalazioni di disagio che ci sono giunte negli ultimi mesi, a testimonianza che paradossalmente una soluzione turnistica che doveva portare ad un maggiore beneficio, in termini di riposo e freschezza, ai vari professionisti. Non solo infermieri ma anche medici per esempio. Ma è davvero così? Certo le leggi vanno apllicate ma con le giuste risorse, i giusti numeri, le corrette organizzazioni. Senza dimenticare mai il focus della sanità: i cittadini e la loro salute. D’altra parte, chi lavora in sanità altro non è che un utente-lavoratore”.
“Come Collegio provinciale Ipasvi – concludono le due cariche dell’Ente – riteniamo che una buona sanità debba essere governata da una sapiente organizzazione dei servizi, a tutela dei cittadini e dei vari professionisti. I recenti cambiamenti relativi all’orario di lavoro devono indurre un coinvolgimento diretto della nostra rappresentanza professionale, non solo di quella sindacale già presente ai tavoli di contrattazione. Facili proclami, slogan privi di un’azione vera, come quelli spesso rivolti ai cittadini non per informarli ma quasi per disorientarli, non fanno altro che mantenere inalterato lo status quo del sistema senza cambiarlo strutturalmente. E gli infermieri non possono sempre trovarsi a subire il cambiamento senza governarlo. Come Ipasvi faremo in modo che si continui, nelle varie realtà sanitarie, a fornire servizi di qualità per l’utenza all’insegna della sicurezza nel lavoro e nel rispetto delle esigenze di riposo necessarie ai singoli professionisti. Per tale motivo siamo pronti a confrontarci con le altre rappresentanze che operano in sanità ogni giorno”.

Michele Busatto
ADMINISTRATOR
PROFILO

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